Proposta sulla Legge elettorale

Premessa

Non bisogna pensare ad una legge elettorale di parte e negarne un modello soltanto perché potrebbe escludere la rappresentanza al proprio partito.

Questa posizione va combattuta perché porterebbe a salire su una giostra che gira senza fine.

Questa proposta vuole essere conseguente a quanto sopra.

Per la facilità di discussione ogni proposta che verrà qui indicata sarà numerata progressivamente.

Considerazioni generali

La nostra è una Repubblica Parlamentare, ciò significa  tra l’altro  che il Parlamento – Camera e Senato – deve essere la rappresentazione delle idee, delle ideologie, degli interessi politici, sociali, economici presenti nel nostro Paese con peso tanto maggiore quanto maggiore è il consenso nel paese di tali condizioni, e tanto minore quanto minore è.

La nostra Costituzione parla di rappresentanza non di garanzia di governabilità che resta nella qualità della classe politica – o sbarramenti – la governabilità dei processi sociali ed economici è o dovrebbe essere pertanto una conseguenza delle mediazioni politico-economiche della società in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini traslate in Parlamento tramite deputati e senatori.

La legge elettorale stabilisce i pesi interni al Parlamento di tutte queste istanze, politiche, economiche e sociali, che rappresentano il nostro paese nel suo complesso e che nel paese stesso hanno avuto il consenso alla rappresentanza Istituzionale.

E’ quindi il modo in cui vengono eletti i rappresentanti che decide le sorti – interne ed esterne – di un paese come il nostro che è una democrazia repubblicana e parlamentare dove si riflette la società nella sua articolazione, con i suoi cambiamenti , le sue evoluzioni, le sue aspettative, le sue priorità, le sue esigenze.

La legge elettorale stabilisce come viene distribuita questa rappresentanza nelle Istituzioni dello Stato Italiano il cui compito è lo svolgimento e il governo della cosa pubblica, l’emanazione di leggi e regolamenti.

Il modo in cui vengono scelti i delegati ai due rami del Parlamento riveste una questione cruciale e determinante per le scelte che si andranno a compiere, per questo motivo la possibilità di orientare in un modo o in un altro le politiche e la legislazione dipendono dalla rappresentanza delegata dai cittadini nelle Istituzioni.

Ogni gruppo politico, partito, associazione, tende quindi a far si che le delegazioni parlamentari riflettano i loro interessi, le loro aspettative, i loro progetti, le loro idee, sia in campo economico che sociale, rispondano alle esigenze di categoria o di gruppo legiferando nel senso da loro auspicato.

La personalizzazione leaderistica che da qualche anno tende al rafforzamento della concentrazione delle decisioni collettive in capo ad un unico gruppo ristretto se non addirittura in capo ad una sola persona stravolge tutto l’assetto democratico indicato nella Carta Costituzionale che non lo prevede, per questo motivo si tende ad aggirare la Costituzione con artifizi più o meno fattibili.

Ciò non impedisce di agire in alcuni punti della Carta Costituzionale nei modi e metodi dal lei stessa previsti.

La giustificazione della ricerca di rapidità decisionale – e quindi la necessità che sia un piccolo gruppo se non un unico soggetto a decidere – è la velocità dei cambiamenti sociali che imporrebbero decisioni pronte e immediate a fronte di situazioni in evoluzione o criticità improvvise.

Ma il nostro sistema Parlamentare delinea un percorso istituzionale che indica una discussione regolamentando un itinere decisionale, lasciando esclusivamente a Decreti – e soltanto a quelli – la soluzione emergenziale che si può presentare nell’immediatezza, pertanto l’iter Parlamentare Costituzionale ( Camera e Senato) non può essere scavalcato, e la proposta di eliminazione di tale sistema ha trovato la contrarietà della maggioranza dei cittadini ai quali con referendum era stato proposto il cambiamento.

Siamo quindi rimasti complessivamente nel sistema Parlamentare indicato nella nostra Carta Costituzionale definita dai Padri Costituenti all’uscita dal periodo più buio della storia Italiana.

E’ molto complicato con questo sistema Parlamentare per i vari gruppi di interesse economici o sociali che si muovono nel sottobosco Italiano poter incidere a loro favore con legislazioni privilegiate che li riguardino, interessi non sempre rispondenti alle esigenze dei cittadini, interessi di categoria economici, di potere, di controllo finanziario, non sempre illeciti ma a volte rasentanti l’illegalità, l’interesse personale, il familismo, l’arricchimento di singoli o piccoli gruppi territoriali, la gestione interessata delle grandi opere, delle società Pubbliche, dei commerci interni e internazionali, il condizionamento del sistema giudiziario, il ridimensionamento di diritti acquisiti, l’ostatività verso nuovi diritti sociali.

Molto difficile in una Repubblica Parlamentare come è la nostra riuscire a soddisfare questi interessi personali e di categoria agendo su assemblee composte da un gran numero di delegati, molto più semplice orientare un ristretto gruppo se non un singolo con poteri decisionali assoluti e non emendabili.

Per questo motivo tali interessi hanno sostenuto, uscendone sconfitti dalla volontà popolare, modifiche in tal senso della Carta Costituzionale, nella quale una volta eliminati molti contrappesi, avrebbero potuto agire senza ostacoli legislativi.

La frenesia e spesso la cupidigia politica ed economica di minoranze o di singoli con possibilità di orientamento sociale consistente che garantisce un buon numero di parlamentari pronti ad asservire sono l’anello debole della nostra rappresentanza parlamentare e di conseguenza della nostra democrazia.

Agendo su queste ambizioni chi ha interesse – gruppi, singoli o categorie – ad orientare a proprio favore legislazioni propizie ai propri interessi trova terreno fertile per coltivare brame economiche e finanziarie a scapito della collettività agendo proprio sulle aspirazioni di chi ambisce al potere, finanziandone gli eventi mediatici, agevolando familismo occupazionale, contribuendo con l’elargizione di fondi a partiti o fondazioni, legando conseguentemente le future operazioni politico legislative ai loro interessi in uno scambio  a venire “do ut des”.

Entra in questo contesto la grande importanza della Legge elettorale del nostro paese.

Vanificata la possibilità referendaria di restringere il campo decisionale da poter controllare e orientare, prende corpo allora la tendenza all’eliminazione di forze politiche con consenso popolare non significativo considerate ostative per il sistema che necessiterebbe di rapidità operativa senza discussioni ritenute improduttive per il governo del potere e quindi del paese.

In effetti una eccessiva frammentazione politica nella rappresentanza può generare – e spesso lo ha fatto in passato – eccessiva prolissità nelle discussioni, ma va tenuto conto che le forze politiche rappresentano comunque pezzi di società italiana,  anche soltanto territoriale,  e pertanto vanno tenute in considerazione, la loro opinione va ascoltata.

Ma altresì non si può ignorare che un governo nei pieni poteri deve avere anche la possibilità di operare – nei tempi utili – dal punto di vista legislativo garantendo la prosecuzione delle soluzioni a grandi temi sociali nell’interesse del proprio paese.

Va ricordato in ogni caso che l’eccessiva lentezza dei processi legislativi e dei lavori parlamentari in genere non dipende quasi mai “dall’eccessiva rappresentanza” ma dallo scontro di interessi e da mediazioni spesso lontane dall’interesse generale collettivo.

Per risolvere tale problema cercando di rimanere nel perimetro costituzionale, condizione spesso scavalcata, si tende a produrre e confezionare leggi elettorali che aggirino l’esito referendario confermativo dei due rami Parlamentari.

Leggi elettorali che siano tese ad impedire l’accesso alle Istituzioni a forze minoritarie considerate un fardello non sopportabile per la gestione del potere, lasciando alle forze politiche maggiormente rappresentative le decisioni di indirizzo politico economico del paese.

Da qui le idee per l’inserimento di “sbarramenti” percentuali.

Che siano le forze politiche con maggiore consenso e più rappresentatività nel paese non è sbagliato, ma anche altri con consenso minore devono comunque poter rappresentare strati della società anche nelle Istituzioni avendo la possibilità di inserirsi nei processi legislativi.

Ecco quindi gli “sbarramenti elettorali” con soglie definite in previsione non raggiungibili per forze politiche frammentate e minoritarie che resterebbero escluse da qualsiasi decisione di governo del paese, lasciando così alla portata di gruppi e categorie sociali, lobby esterne al mondo politico reale, la possibilità di agire come aspiravano solo su una quantità accettabile di partiti politici o di singoli leader .

Come provare quindi a garantire con una legge elettorale equilibrata e condivisa una rappresentanza il più ampia possibile nelle Istituzioni e nel contempo consentire governabilità del Paese?

E come impedire che tale Legge venga modificata sulle convenienze delle maggioranze parlamentari del momento?

La proposta

  1. Partendo dall’ultimo punto è necessario che una Legge elettorale, equilibrata e largamente condivisa, sia inserita in Costituzione dopo l’approvazione parlamentare, ma prima che diventi operativa e sia inserita in Costituzione serve attivare lo strumento referendario, in pratica il paese reale deve essere d’accordo in maggioranza, dato che al momento della stesura non tutto il paese è rappresentato nelle Istituzioni.
  2. La condizione ideale è che ogni forza politica abbia diritto se lo ritiene di partecipare alle elezioni, come già avviene oggi, cercarsi il consenso con le proposte che crede e partecipare alla vita del paese (Parlamento) se tale consenso arriverà.
  3. Bisogna prendere atto che non è più accettabile cambiare la legge elettorale ad ogni fine legislatura solo per far si che alcune forze politiche prevalgano su altre, per questo serve l’inserimento in Costituzione e l’approvazione referendaria popolare anche a seguito di modifiche successive non rilevanti, in modo che tale meccanismo comunque attuabile ma lungo e complesso funga da deterrente ai cambiamenti di convenienza magari approvati a possibili colpi di maggioranza parlamentare.
  4. Il sistema elettorale per questa necessità di larga rappresentanza non può che essere di tipo proporzionale puro.

Allo stesso tempo non va negato che con elezioni di questo tipo le forze politiche avrebbero difficoltà a coagularsi in un progetto omogeneo di governo, e se anche fosse cadrebbero al primo ostacolo o alla prima divergenza.

Bisogna quindi valutare di :

garantire la rappresentanza più ampia e diversa possibile

garantire la governabilità e la stabilità politica del Paese

Come fare?

  1. Intanto il sistema elettivo deve essere uguale sia alla Camera che al Senato, abbandonando le quote regionali e ogni altro meccanismo simile, deve essere eguale anche nelle regione autonome, che non possono avere leggi elettorali diverse dalla legge nazionale indipendentemente dalle varie minoranze linguistiche che non verrebbero penalizzate ne perderebbero rappresentatività presentandosi nelle varie liste.

Oggi le campagne elettorali ruotano attorno alla singola personalità e viene abbandonata la battaglia ideologica, si vota la persona ( leaderismo) e non più il partito portatore di idee.

Oltretutto è venuta meno praticamente più la campagna elettorale “di piazza”,  e non solo per gli “avanzamenti tecnologici” ma perché le liste dei futuri parlamentari non sono più a disposizione delle persone, ma sono nelle mani dei partiti con il blocco dei nomi nelle liste elettorali, frutto di mediazioni e fidelismo, pertanto essendo già nominato dal mio partito senza preoccuparmi di avere la preferenza in posizione elettiva non ha senso che faccia conoscere ciò che penso e che proposte avanzo, lo fanno altri per me, pertanto si può arrivare come deputato o senatore al Parlamento anche senza il consenso di nessuno o addirittura con l’avversione di tutti…….

  1. Per garantire quindi a tutti la possibilità di rappresentanza la legge elettorale non può che essere un proporzionale puro, con liste autonome di partito, movimento, con capolista (ma non lo stesso capolista di richiamo per più liste e in territori diversi … ) e preferenze.
  2. Serve al contempo indicare una soglia di rappresentanza non alta – per un partito o per una coalizione che potrebbe attestarsi attorno al 2/3 % per un partito e 6/7 % per una coalizione.
  3. Gli italiani residenti all’estero da più di 5 anni per esercitare il loro diritto di voto rientrano nel paese recandosi alle urne a condizione che già non votino nel paese dove sono emigrati e residenti, gli altri votano in seggi predisposti in ambasciata andando fisicamente, le votazioni devono avvenire nello stesso giorno, sia in Italia che per i residenti all’estero nelle forme sopra indicate.

La situazione degli Italiani all’estero dovrebbe essere rivista o almeno regolamentata diversamente quello precedente è un esempio.

  1. Chi entra in Parlamento con un partito o una coalizione resta in quel partito o coalizione che formerà il proprio gruppo a Camera e Senato, non può cambiare e pertanto non possono essere più formati nuovi gruppi, per questo va eliminato il gruppo misto in entrambe le camere. Se a causa di ripensamento un deputato o senatore non si riconosce più nella parte politica all’interno delle cui liste è stato eletto lo dichiara in aula con un atto parlamentare che si trasforma automaticamente in dimissioni da deputato o senatore.
  2. I gruppi parlamentari di Camera e Senato mantengono il nome del partito o della coalizione di elezione, gli eletti di un partito inserito all’interno di una coalizione non possono formare un proprio gruppo autonomo al di fuori dei gruppi parlamentari di coalizione.
  3. Risorse di ogni tipo previste per i gruppi parlamentari verranno corrisposti solo ai gruppi che si formeranno a seguito della presentazione alle elezioni come coalizione o partito singolo e con almeno un numero minimo di 15 sia a Camera che al Senato (attualmente 20 e 10 oltre alla presenza del gruppo misto)
  4. Da valutare una quota minima necessaria per le opposizioni che verranno a definirsi in quanto si ritroverebbero senza risorse per esercitare il mandato, per esempio in caso di deputati di un partito o di una coalizione che siano meno di 15, infatti con legge di tipo proporzionale i deputati e i senatori della varie forze politiche di opposizione avranno rappresentanza per partito o coalizione con numeri inferiori a 15. Per chi rientra in tale casistica si può prevedere anche senza gruppi parlamentari un rimborso spese per rappresentanze, convegni, e quant’altro.
  5. Con lo spoglio dei voti con il sistema proporzionale vengono eletti nel primo calcolo di assegnazione solo i seggi “pieni”, i resti dei partiti o delle coalizioni vengono accantonati restando a disposizione per successive assegnazioni ai partiti o alle coalizioni deputate a formare il governo.
  6. Ha diritto a formare un governo solo chi ha superato con i seggi pieni assegnati il 13 % delle assemblee parlamentari sia alla Camera che al Senato, gli altri che non raggiungono tale soglia ma hanno superato la soglia di rappresentanza restano all’opposizione in ogni caso, non possono avere incarichi di governo o sotto governo, solo in commissioni e istituti parlamentari, ne essere assegnati in società istituzionali, o enti di controllo o in ogni ente a controllo pubblico anche minoritario, restano nel loro ruolo unico di parlamentari di opposizione.
  7. Ogni partito si presenta, o può farlo, agli elettori singolarmente o in coalizione.
  8. Se un partito ritiene di raggiungere il diritto a governare ma soltanto in coalizione con altri partiti politicamente “affini”, e non ha la certezza che gli stessi partiti a cui guarda superino la soglia di diritto al governo, si presenta in coalizione, o può decidere di farlo.
  9. Se una coalizione che si presenta agli elettori, formata da un partito che ritiene di raggiungere un probabile ampio consenso raggiungendo il diritto a governare con uno o più altri partiti “affini” che presumibilmente non raggiungeranno la “soglia di diritto a governare” , provvederà a formare una coalizione ma preventivamente alle elezioni e così si presenterà, sapendo che in seguito dovrà sottostare alle regole sopra accennate per i gruppi .
  10. Va abolita la raccolta firme per la presentazione delle liste elettorali , evitando così situazioni poco chiare.
  11. In questo modo tutti hanno diritto ( come già è attualmente) alla “rincorsa” elettorale anche come forza politica singola partecipando alla vita parlamentare ( se superata la soglia di rappresentanza ) come propria forza politica, ma il consenso ricercato nel paese si misurerà sulle cose da fare e non più solamente sul singolo , se vuoi far valere le tue idee sai che devi superare la soglia di rappresentanza, bassa ma sempre esistente, e se vuoi partecipare alla formazione del governo sai che devi avere consenso necessario del 13%

Stabilite le rappresentanze parlamentari va ora garantita la stabilità del governo.

  1. Assegnati i seggi e stabilita una maggioranza numerica parlamentare ( diritto a formare un governo) va attuata la clausola di governabilità, che garantisca la stabilità, non con premialità scandalose a tavolino ma utilizzando ciò che già esiste, cioè i resti accantonati dal primo calcolo di assegnazione.

Vanno quindi attribuiti i “resti” a disposizione, (da qualunque partito essi provengano diventano  “a disposizione” ), tali resti vanno assegnati unicamente ai partiti di governo in % alle forze che comporranno il governo stesso se trattasi di coalizione, o tutti ad un solo partito se da solo raggiunge il 50 % +1 della maggioranza parlamentare.

  1. La presenza di coalizioni preventive che non possono in seguito subire alcuna variazione è il segnale di chiarezza politica verso gli elettori, così come l’assegnazione dei resti a disposizione sempre frutto del voto e non un premio supplementare.
  2. Se nonostante i numeri dei partiti che possono formare un governo avendo superato la soglia del 13% non esisterà accordo o se si evidenzieranno rinunce ( 30 gg max per formare il governo) si torna a votare, ma tutti i candidati eletti non possono più essere ripresentati in nessuna lista almeno per 10 anni, ne ricoprire alcun incarico pubblico di qualunque tipo, istituzionale o societario statale, ne in regioni province o comuni, società pubbliche, enti di ogni tipo con controllo pubblico anche minoritario .
  3. A semplice e non esaustiva simulazione di proiezioni sui seggi ( senza la preventiva formazione di coalizioni ) potrebbe anche avvenire che non ci sia affinità politica tra gli “aventi diritto” al governo con il raggiungimento del 13% di rappresentanza, per questo è importante prevedere un accordo di coalizione non cancellabile (preventivo alle elezioni) tra “affini”.
  4. Può essere previsto un Referendum consultivo dopo 2 anni di governo sul governo stesso, un referendum di metà mandato, se l’esito è positivo si va avanti se no il governo decade, gli eletti decaduti dopo il referendum per 10 anni  non sono più ripresentabili, nessun incarico pubblico, comuni regioni enti, società pubbliche, enti di ogni tipo con controllo pubblico anche minoritario .