quale sinistra? quale socialismo?

Ciò che si leggerà di seguito non è il Manifesto del Socialismo ne della sinistra, non avrei autorità per redigerlo e non sono portato all’ autoconsacrazione.

Molto semplicemente è la mia filosofia di uomo di sinistra

E’ il mio punto di partenza, per ricercare un’apertura di dialogo e un confronto all’interno di tutta la sinistra italiana per quanto ciò sarà possibile.

chi avrà voglia e pazienza di seguirmi nelle righe che seguiranno vorrei anticipare che alcuni concetti potranno essere ripetitivi, già scritti e illustrati ad ogni occasione disponibile, ma d’altra parte le linee fondamentali sono tracciate e questo vuole quindi essere un riepilogo complessivo, inoltre la molteplicità dei temi e la loro complessità meriterebbero ben più ampio spazio di dibattito che qui non è possibile sviluppare per intero, per cui ciò che si troverà scritto sarà necessariamente compresso e molto probabilmente anche lacunoso.

Auspico che qualcuno provi a colmare queste lacune dato che il relativismo rappresenta personalmente un concetto lontano.

A tutte le compagne e a tutti i compagni in particolare, ma a tutti coloro che vogliono oggi impegnarsi a costruire la sinistra del nuovo secolo, vorrei dire che per non ammainare la bandiera della giustizia sociale dovremo vincere una nuova battaglia.

Una lotta, difficile, ma possibile, uno scontro contro forze molto potenti che tentano in ogni modo di oscurare questa cultura.

Noi che vogliamo costruire una nuova sinistra – o almeno spero provare a farlo – veniamo storie diverse, veniamo da un cammini personali che nella storia ha trovato divaricazioni e divergenze nel modo di raggiungere il fine che era inizialmente comune, come differenti possono essere oggi le proposte politiche che ognuno sarà in grado di avanzare.

Per molti di noi gli eventi storici della geopolitica del secolo scorso sono stati la consacrazione dell’esattezza di una scelta, per altri sono stati il ritrovare l’unica via percorribile per affermare quella libertà e quella giustizia che si ricercava.

In questo non facile cammino ogni sfaccettatura del  Socialismo ha percorso molti anni di vita democratica grazie al lavoro comune di donne e di uomini, raggiungendo progressi notevoli nelle condizioni economiche e sociali, pagando prezzi alti nelle lotte popolari e parlamentari.

A volte in verità la rotta seguita dalle forze che si richiamavano al socialismo o alla sinistra più variegata non sempre è stata ben compresa, anzi a volte si è rivelata sbagliata nel lungo periodo, e tutto questo dovrebbe essere di monito, in positivo o in negativo.

Il motivo che porterà ad una ritrovata coesione determinante per aprire nuove stagioni, le ragioni che ci faranno ritrovare e che ci terranno insieme, non sono quelle di raggruppare tutto e il contrario di tutto alla ricerca della consistenza numerica, ma sono le ragioni che riconoscono nella parola sinistra il significato delle sue origini, il significato del lavoro, l’omogeneità che risolve il parallelismo dell’equivalenza tra Socialismo e giustizia sociale.

Oltre cento anni fa il movimento socialista nacque per poter dare una risposta concreta alle tante ingiustizie di un sistema politico ed economico che non permetteva ai figli degli operai, ai figli dei contadini e dei braccianti di avere le stesse opportunità dei figli dei latifondisti e dei figli dei padroni delle fabbriche, perché in quei tempi il valore del merito non veniva riconosciuto.

Sono oramai passati oltre cento anni, e nonostante il nostro raggiungimento della modernità, anche nel nostro occidente ricco e tecnologicamente avanzato, quel problema è vergognosamente ancora lì, sul tavolo e chiede una soluzione.

Nel nostro secolo le terminologie sono cambiate, ma il figlio dell’impiegato e dell’operaio continuano a  non avere le stesse opportunità del figlio del manager e dell’industriale.

Anche, ma non solo, per questo motivo c’è oggi bisogno di affermare una giustizia sociale legata alle capacità e al merito, per questo motivo c’è bisogno di una cultura di sinistra adeguata al tempo moderno.

In questo quadro è importante che ognuno si ponga delle domande e almeno provi a darsi delle risposte.
Dalla forza e dalla convinzione di queste ultime dipenderà il futuro della sinistra che verrà.

La domanda principale è se siamo alla vigilia di un nuovo crollo del sistema politico, oramai divenuto simbolo di arroganti privilegi, di ostentazione di potere e denaro, di scarso se non nullo rispetto delle Istituzioni, piegate al volere personale di pochi eletti portati all’arricchimento familistico.

Analizziamo il quadro complessivo.

Noi siamo oggi in quella che potremmo considerare l’inizio di un nuovo terremoto che investirà le istituzioni, le forze politiche, le classi dirigenti.

Sta crescendo una forte spinta rivolta a delegittimare ogni rappresentanza democratica, una campagna assordante sui privilegi diffusi in ogni campo oramai sulla strada della strutturalità, nuovi movimenti anti sistema sono oramai all’apice del consenso, le nuove xenofobie rinascono.

Il diritto al lavoro viene distrutto, sacrificato sull’altare liberista che sta distruggendo il mondo, la paura del diverso alimenta nuove tensioni, il welfare viene ridotto ai minimi termini, e si potrebbe continuare con un lungo e penoso elenco.

Ma non basta ancora.

C’è il tentativo che ricorre a intermittenza della parte peggiore e irresponsabile della borghesia italiana di strumentalizzare ai propri fini di potere e di interesse il profondo malessere sociale che si è diffuso in una società in sofferenza, a cominciare dalle organizzazioni dell’imprenditoria industriale.

Negli ultimi anni i lavoratori di ogni settore non sono riusciti a migliorare le loro condizioni, il precariato ha oramai oltrepassato la soglia di rischio della tollerabilità sociale e la povertà delle loro famiglie è diventata insostenibile, gran parte delle nuove generazioni si trovano ad essere sospinte verso una passività fatalistica oppure si vedono costrette a gettarsi in qualsiasi avventura per fuggire da un destino che li vuole ai margini, moti giovani cercano altrove le loro fortune e il loro futuro.

Nel seno di una magistratura che fa l’impossibile per rendere accettabile un sistema in grande sofferenza, opera un sottosistema che attraverso un costante uso delle intercettazioni – anche se a volte non sempre appropriato –  tende a mettere a nudo le debolezze dell’attuale classe dirigente, debolezze e porcherie  che pure esistono e sono da contrastare, ma al momento giusto arrivano legislazioni opportune a mettere in salvo gli indagati anche davanti a eclatanti misfatti.

Sui media impazzano e si giudicano preventivamente gli scandali privati e istituzionali sottraendoli al giudizio del magistrato alla faccia del garantismo, il governo attuale  si regge su una coalizione unita solo dal mantenimento del potere, una coalizione eterogenea, improponibile in normali condizioni politiche e Istituzionali.

Le maggioranze politiche sopravvivono miracolosamente nelle ali del parlamento comprando consenso da ogni parte, i provvedimenti finanziari sembrano scontentare tutti, le liberalizzazioni auspicate si sono impantanate sotto le spinte delle lobby oramai padrone del paese, i salari che ancora esistono non riescono a decollare e le famiglie sono al collasso economico, il lavoro manca, la sicurezza sociale ha raggiunto livelli di guardia, truppe neonaziste e fasciste si riorganizzano alla luce del sole, si continua a morire sul posto di lavoro e, dulcis in fundo, la nascita di nuove formazioni politiche “a la càrte” hanno fatto tutto fuorchè dare stabilità all’azione di governo come si proponevano con il loro becero e interessato trasformismo di convenienza.

La forza della destra prende vigore utilizzando proprio il malcontento denunciato dal sommovimento dell’antipolitica, che tende a consolidare nel tessuto sociale l’idea che le forze politiche e i sindacati siano soltanto dei carrozzoni burocratici finalizzati alla conquista del potere, o spesso anche solo veicoli per ottenere indennità e prebende personali e di famiglia.

I partiti politici sarebbero, quindi, i veri ostacoli ad una modernizzazione dell’economia e alla moralizzazione della società.

Con queste premesse, il quadro del nostro paese rappresenta qualcosa di impressionante.

Il guaio è che non riusciamo ad avvertirne appieno la gravità visto che i nostri telefonini funzionano, che le partite di calcio vengono trasmesse con regolarità e le veline impazzano scosciate sui talk show, quindi tutto va bene.

Il punto più debole è comunque costituito da una classe politica della sinistra italiana divisa, pavida e timorosa, ma al tempo stesso incapace di reagire con un salto di qualità, disfacendosi una volta per tutte dei suoi antichi corsi e capace di proporre al Paese una vera svolta nella moralità pubblica, in ogni settore e senza guardare in faccia a nessuno.

Bisogna fare attenzione a capire a fondo questa situazione, quella di oggi, perché  troppo spesso l’area della sinistra nel passato è andata incontro a sconfitte molto gravi proprio a causa di una valutazione non approfondita, per non aver sentito in tempo utile il polso del paese, successe nel 1948 e ne uscì con le ossa rotte perdendo la metà dell’elettorato, successe nel 1989 e fu un’altra sconfitta.

Oggi quindi sarebbe quanto mai opportuna un’attenta valutazione del momento politico e sociale del nostro paese, bisogna capire, in tempo questa volta perché non ce ne sarà un’altra.

Se l’onda d’urto populista che sta per investire tutto il sistema travolgerà il nostro paese, se si estenderà generalizzando senza distinzioni a  tutto il sistema politico oramai in caduta libera nel consenso, se sbaraglierà la sinistra in movimento e in costruzione tutto crollerà nelle mani del buio più profondo.

Allo stato delle cose tutto sembra congiurare purtroppo verso un’affermazione delle destre, verso un ritorno di quella destra che si appropria delle proteste sulla sicurezza dei cittadini, che annuncia rimedi miracolosi agli effetti della globalizzazione, che illude i poveri sulla loro emancipazione.

E’ qui che tutta l’’area della sinistra deve fermamente prendere in mano la bandiera delle virtù civiche, fare una proposta coraggiosa che imponga austerità e rigore per tutte le nostre istituzioni, per la rappresentanza politica come per i vertici della Pubblica Amministrazione,  la sinistra deve saper ascoltare e dare voce all’Italia che vuole con ragione una spinta moralizzatrice perché in effetti in Italia vi è una scarsità impressionante di virtù civiche.

I riferimenti per tutta la sinistra che si riconosce nei fondamenti del movimento socialista sono le correzioni alle vistose anomalie e il rifiuto delle vere rendite di posizione, della corruzione, il ritorno ad una giustizia sociale che si chiami tale.

Ma non dobbiamo limitarci alla moralità pubblica, tralasciando altri e significativi aspetti di tipo economico e finanziario, i costi della politica sono un tema etico che va affrontato con vigore e intransigenza, ma in realtà pur essendo inaccettabili socialmente rivestono scarsa rilevanza sul piano strettamente finanziario se calati nel quadro complessivo, dunque, il dibattito giusto e importante sui costi della politica non può oscurare quello altrettanto decisivo sulla politica economica.

Alla restituzione di moralità e credibilità della classe politica occorre affiancare un meccanismo di sicurezza del reddito che si accompagni alla flessibilità del lavoro, dando certezze ai lavoratori e alle loro famiglie, oggi molte imprese usano lavoratori temporanei in modo permanente, solo perché costano meno e ciò non deve più avvenire.

Le manovre economiche devono essere incanalate su una buona direzione, ma non bastano per dare una risposta convincente ad una protesta sociale crescente e a un disagio tangibile che corre più veloce dei benefici eventualmente indicati.

Una forza di sinistra, Socialista deve essere all’avanguardia di questa opera di rinnovamento e di equilibrio, senza perdersi in alchimie incomprensibili, offrendosi al confronto con i cittadini per arrivare a proporre soluzioni concrete, fattibili e credibili.

Per un Socialismo che si vuole affermare come forza di governo è imprescindibile l’ascolto collettivo della cittadinanza e il confronto sulle idee affinché la sintesi delle proposte abbia un consenso di partenza supportato da una condivisione e da un appoggio preventivo.

Per la sinistra abbandonare la ricerca di improbabili leader sarebbe opportuno in questa fase confusa, molto più importante sarebbe ritrovarsi su cose concrete.